L’onomatopeiticità della locuzione latina ‘ Mors tua Vita mea’ è quantomai calzante per uno dei casi più eclatanti e pittoreschi della storia dei Mondiali di calcio: il morso dell’attaccante uruguaiano Luis Suarez alla scapola del difensore italiano Giorgio Chiellini.
Sono ormai passati alcuni giorni dall’accaduto ma il ‘tam tam’ mediatico è sempre vivido nelle cronologie di gran parte dei nostri browser. Si sono così alternate vignette, video ed addirittura un restyle del videogame anni ’90 ‘Pacman‘, con le fauci di Suarez in vesti di protagonista.
Parallelamente la giustizia sportiva della FIFA ha fatto il suo corso, condannando per direttissima il calciatore a nove giornate e quattro mesi di squalifica da qualsiasi attività connessa al calcio.
I commenti in merito alla pena inflitta sono discordanti: si va da chi lo avrebbe costretto al carcere a vita, a quelli che lo avrebbero perdonato con un buffetto sulla spalla (integra, al contrario di quella di Chiellini).
Suarez ha lasciato in lacrime il ritiro della ‘Celeste’, sapendo di avere commesso una leggerezza che sarebbe andata a pesare gravemente sulle sorti dell’andamento della competizione. Tale sensazione è stata confermata dalla pronta eliminazione dell’Uruguay negli ottavi di finale, per opera dei ‘Cafeteros’ Colombiani, nazionale farcita di numerosi talenti che gravitano sul territorio calcistico italiano.
D’altra parte l’accoglienza riservata a Suarez all’arrivo all’aeroporto Carrasco di Montevideo è stata da eroe nazionale: un giusto premio a chi ha deciso di immolare la propria arcata dentaria per il suo Paese.
Non fosse altro che, il caro ‘Luisito’ avesse già alcuni precedenti illustri, in tema di ‘morsicate’. Due infatti sono state le precedenti vittime sacrificali del ‘dental killer’: il primo fu Otman Bakkal durante una sfida tra Ajax e Psv nel 2010, il secondo Branislav Ivanovic, durante un match fra Liverpool e Chelsea nel 2014.
Diciamo che i campi di calcio hanno visto molti diversi tipi di reazione: dalle classiche gomitate, che non escono mai di moda, alle mani in faccia, passando per la testata nello sterno, fino ad arrivare ai sempre eleganti sputi.
La reazione che ricordo con maggiore stupore, però, vide come protagonista l’istrionico francese Eric Cantona ai tempi del glorioso Manchester United. La sua vittima, diversamente dai casi sopra citati non fu un avversario sul campo, ma uno nel pubblico, tale Mattew Simmons, supporter del Cristal Palace.
Cantona, famoso per il suo ‘colletto’ da sparviero e testimonial pluriennale della Nike, dopo alcune ingiurie subite, decidette di sfruttare le minimali barriere architettoniche dei campi inglesi, sferrando un calcio in stile Kung-Fu all’insolente tifoso (a sua volta processato e condannato).
Risultato: 9 mesi lontano dai campi di calcio e alcune ore di servizio civile.
Tornando al caso Suarez, ragionando lucidamente su una reazione talmente bizzarra, nonché recidiva, non riesco a dare spiegazioni realistiche a tale gesto.
Per quanto una persona possa essere fanatica della saga di Twilight, di certo, non cammina a piede libero azzannando la gente. In seconda istanza, l’ipotesi cannibalismo: è noto che alcune popolazioni pratichino ancora questo macabro rituale, ma reputo che Suarez abbia uno stipendio tale da procurarsi del cibo di ben altra fattezza e qualità, senza nulla togliere al deltoide di Chiellini.
Al di là di questa facile ironia, perché su un caso del genere si può fare tutto tranne che essere seri ed obiettivi (visti i pochi danni arrecati al difensore italiano), rimane una sanzione tangibile.
L’attaccante uruguaiano, punta di diamante del Liverpool, squadra di vertice del campionato inglese, è interdetto ad ogni accesso a qualsivoglia manifestazione calcistica. Per quattro mesi l’unico campo che potrà calcare sarà con il suo Alter ego virtuale nei videogiochi.
Un danno inestimabile, soprattutto per la sua squadra di Club, non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello economico, viste le molti voci di mercato che giravano introno al suo nome.
Una lezione da imparare è certa: prima di mordere qualcosa (riferimento biblico) o qualcuno (riferimento calcistico), pensare alle conseguenze. I precedenti non giocano di certo a favore.
Credits: Reuters
Articolo scritto e redatto da Luca Gandini | Tutti i diritti sono riservati