Guo Pei: sillabe che formano un nome che molti (ancora per poco) ignorano, ma che nella Francia della Moda echeggia fulgidamente.
Gli inverni di Pechino sono stati la sua officina e all’età di due anni aiutava la madre a fabbricare abiti per la stagione fredda, sviluppando così il proprio amore per l’arte sartoriale; Mao, guida del Paese, ha poi definito il lavoro di Guo che da sempre è memore del codice di abbigliamento del leader cinese, soprattutto nelle forme allungate e nette degli abiti.
Con una laurea in Fashion Design presso la Beijing Second Light Industry School Guo, a dispetto anche della situazione storica del proprio Paese per cui la Moda era soggetta a severe leggi suntuarie, intraprende la sua carriera entrando a far parte di Tianma, il primo tentativo cinese di un brand globale: solo l’osservazione acuta e responsabile della civiltà coeva, ha potuto permettere a Guo di pensare a una nuova definizione di Moda “made in China”. Il 1997 è l’anno della svolta, della fondazione del proprio brand, della propria creatura che, in una Cina sempre più in crescita, si è librata leggiadramente tra modernità e tradizione. Rose Studio è il nome del suo showroom a Pechino, in un distretto in cui la vocazione industriale oggi convive con il sogno di una visionaria che dà lavoro a più di 500 persone e che tesse trame di seta e innovazione.
Durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, le note del duo Domingo-Zuying hanno esaltato maggiormente il sensazionale abito indossato dalla cantante, ricoperto da oltre 200000 cristalli tutti applicati manualmente: forme diritte e lineari che si sono risolte in volute appoggiate sulle spalle, proprio come in una emozione.
Nel 2009 il suo debutto alla Settimana della moda in Cina quando la stilista ha fatto sfilare l’inossidabile e sempre bella Carmen Dell’Orefice ammantata nel rosso di un abito regale. Il vero trionfo mediatico è avvenuto durante il Met Gala di New York nel 2015 quando il vestito giallo indossato da Rihanna, aiutata da tre valletti a salire le scale, è stato oggetto di flash e attenzione globale che hanno consacrato Guo Pei nell’olimpo della Moda mondiale; da lì il passo è stato breve e, nel 2016, Guo porta il suo sapere a Parigi e la sua haute couture diventa una costante nel calendario delle sfilate francesi lasciando pubblico e stampa interdetti ed esterrefatti di fronte alla sontuosa opulenza, frutto di viaggi e di un lavoro certosino per cui ogni abito viene realizzato completamente a mano, come il vestito ispirato alle divise napoleoniche la cui realizzazione ha necessitato di 50000 ore di lavoro.
Ogni sfilata a Parigi è un evento imprescindibile che già nel nome evoca quella che sarà l’atmosfera psicologica perché Guo non è solamente una stilista, una couturiere; Guo è una visionaria, è la possibilità che un’anima ha di librarsi nel cielo delle proprie passioni per renderle poi eterne opere d’arte da ammirare e indossare.
Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino | Tutti i diritti sono riservati