Nelle sovrapposizioni il rigore, nel colore l’essenzialità: è questa dicotomica antitesi la sfilata di Emporio Armani per la donna primaverile del 2018.

Luoghi asettici, poco manifesti sono i set preferiti per questi eventi in cui Giorgio Armani offre la propria, fresca idea di una primavera leggera, di un’estata calda ma non afosa: nel Tobacco Dock, ex stabilimento dedito alla manifattura dei tabacchi, il bianco metallico e assertivo della passerella sostiene il passo delle modelle dall’acconciatura ancora umida, un po’ ribelle che profuma di salsedine e aria pulita.

Il Maestro mancava dalle passerelle londinesi da undici anni e questa collezione ne segna il ritorno trionfante, celebrato anche con la riapertura dello store monomarca in Old Bond Street, cuore di una Londra ancora vera, poco City e molto reale, ed è alla regina, alle tenue tinte elisabettiane, all’ardimentosa donna che questa collezione si ispira.

I motivi caratterizzanti sono le righe e il check, resi contemporanei e vivibili attraverso pennellate nette di colori eterei, sublimandone le sfumature o perfezionandone l’inalterabilità; in particolar modo il quadrato, lo scozzese, perde l’aura isolana per accondiscendere desideri metropolitani e si accende nelle sfumature di rosa e blu, splende sotto la giacca di un bianco optical abbagliante ma sempre classico.

Fluidità e trasparenze abbondano e ridefiniscono la silhouette femminile di una donna sempre più consapevole; vero punto focale diventa la caviglia, abbracciata dolcemente, esaltata e mai ingabbiata da pantaloni larghi e confortevoli che enfatizzano un nuovo codice di sensualità, sempre meno ostentata perché risultato paziente di calcoli razionali in cui Giorgio ha dato ennesima prova di come, anche a 83 anni, si possa essere “moderni”.

Questo concetto di modernità, ossessione affannosa per altri, è in casa Armani la componente naturale, come può esserlo un respiro o un battito cardiaco: borse ispirate a totem iconografici accompagnano completi innovativi in cui la giacca è ammorbidita, volta ad accompagnare la fisicità piuttosto che definirla geometricamente; l’idea di una tracolla è un gioco infantile e sereno in cui il logo ritorna prorompentemente e si attesta come segno grafico imprescindibile, lo stesso che si ritrova sulle t-shirt, trasparenti fino alla nudità, senza trascendere in sensazionalismi volgari. Le sneakers bianche imperano e flirtano con l’ondeggiare dei completi mannish.

L’innocenza, accentuata dal calzino di lurex portato insieme ai sandali, è motivo perentorio di questo momento in cui segni naïf invadono lunghe giacche e i pantaloni, l’evanescenza di un tulle svolazzante è affermazione di una nuova concezione di femminilità, scevra da qualsiasi costruzione, razionalmente giocosa, modernamente affermata.

                           Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino| Tutti i diritti sono riservati

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