Quando, durante uno dei nostri pranzi, Laura mi propose di partecipare al programma Cityrunners di Adidas accettai senza esitazione e con entusiasmo nonostante l’amore per la corsa era sbocciato da poco tempo e per motivi piuttosto banali: gli anni che avanzano e la necessità di fare anche un’attività aerobica che tenga efficiente il “motore”, i continui racconti di Linus, la fortuna di avere la Martesana a due passi, la voglia di confrontarsi con una nuova sfida, la lettura di articoli sui benefici del correre.
Ad inizio anno arriva il “battesimo del fuoco” al campo XXV Aprile con un pezzo da 90 dell’atletica come il coach Giorgio Rondelli – che ero abituato a vedere in tv e leggere sui giornali – a guidare il bel gruppo di Cityrunners che pian piano inizio a conoscere. Termino l’allenamento soddisfatto, considerando che ho una media di un allenamento ogni due settimane circa…
Da quel momento inizia la stagione degli allenamenti in vista delle gare di primavera, il sabato mattina, a settimane alterne, col Coach al campo sportivo e durante la settimana sui quasi 8 km della Martesana, con il gruppo di Cityrunners guidato dall’ottimo Mirko Cafaro, che scopro esser uno dei maggiori esperti mondiali del Bari, anzi della Bari, come dicono i veri tifosi.
La svolta arriva però a metà febbraio circa, con l’arrivo delle scarpe Ultra Boost: come passare da un’utilitaria dignitosa ad una fuoriserie. Comode, leggere, ma soprattutto due “molle” sotto ai piedi che hanno reso la mia corsa più piacevole e più veloce.
Il 12 Aprile finalmente la prima gara: la Milano Marathon in staffetta con Giacomo, Marco e Simone. Scelgo l’ultima frazione, 10 km circa dalla fermata della Metro di Uruguay a Porta Venezia in una giornata di sole tra migliaia di altri runner (dal teenager all’ultraottantenne, la corsa non ha età ed è interclassista) vedendo una splendida Milano da una prospettiva insolita.
Termino in 52´30″ sono molto contento e neanche tanto stanco, non avevo mai corso una distanza del genere e prima della gara ero un po’ preoccupato perché ero rientrato da New York da neanche due giorni, raffreddato e con poco allenamento nelle gambe.
Intanto le Ultra Boost, mix di performance sportiva e stile sofisticato, diventano il modello più adatto da reinterpretare e celebrare tramite una serie di edizioni speciali. È nato così il progetto Ultra Boost Collective, che vede i contributi di alcuni dei nomi più influenti del mondo della moda come Stella McCartney, Kris Van Assche e il designer dietro il rinomato brand giapponese kolor, Junichi Abe. A completare la collezione, due modelli disegnati dai direttori creativi di Adidas: Dirk Schönberger, Creative Director della Sport Style Division e James Carnes, Creative Director del team Sport Performance.
Nella loro ricerca per trovare il materiale perfetto, Dirk e James hanno preso in considerazione diversi tipi di tessuti, da fibre ultra performanti a quelle naturali come la lana. Il risultato sono due paia di scarpe praticamente agli antipodi: una è all-black e in lana, con dettagli riflettenti per running session notturne, l’altra, invece, è interamente bianca ed è stata creata in Dyneema®, una delle fibre più avanzate e resistenti proposte da Adidas.
Articolo scritto e redatto da ANDREA FERRARI | Tutti i diritti sono riservati
10k in 52 e rotti da malato e con un viaggio sulle spalle. è riduttivo dire che è “merito” SOLO delle ultraboost