È felicità struggente dei sensi, erotismo di borchie acuminate e fiori voluttuosi che si combinano ed eccitano il cervello fino a stordirlo. Questa è l’impressione immediata percepita dallo spettatore; questo è l’operato perfetto di un diligente e perspicace designer. Alessandro Michele ci sa fare, ca va sans dire, a partire dalla regia di un evento sensazionale venato di un fondo malinconico acuito dai violini e dalle luci livide complici nel creare un’atmosfera sospesa, oppiacea.
Lo stilista romano ha mostrato a tutti il paziente lavoro di intersezione tra i segni iconici di Gucci e le psichedeliche quanto reali stampe, ha rielaborato i classici facendone qualcosa di necessario.
La sfilata FW 2017 è un campo in fiore di suggestioni inglesi e indiane perfettamente combinate con quel mood seventies da cui è però eliminata l’icasticità perentoria e spesso noiosamente trattata altrove. Modelli e modelle sfilano su quel campo con unico corpo, indistinguibile, con caratteri somatici dialettici e sovrapponibili, in un allentarsi della separazione dei generi, come è impossibile a prima vista, distinguere un’ape da un’altra.
Una passerella che è un corridoio schermato alla fruizione immediata; una piramide che riflette ma non mostra formano una struttura quasi corazzata che porta sulla terra un carico onirico e ne aumenta l’evanescenza.
Questa sfilata è la percezione dell’oltre, della meta-realtà, è l’ufo stampato su un lungo vestito, è il susseguirsi di un eclettico connubio di texture e stampe; è la visionaria idea di sublime che aderisce alla realtà; è la suggestione di un’antica Pompei coi suoi tralci e fiori, con la sua pantera dionisiaca armonizzata aulicamente con la modernità dell’oro liquidamente spalmato sugli abiti. La doppia G ritrova linfa nuova e il suo innesto iconico produce perfetti oggetti del desiderio.
Questo percorso per immagini ha breve durata, ma gli scroscianti applausi durati minuti sono stati la naturale quanto dovuta conclusione di una sensazione profonda, di un guizzo dell’anima, oltre che elegiaca espressione della saggia mescolanza di paziente sartorialità, estro creativo ed intuizione.
L’ovazione, Alessandro, se l’è pienamente meritata.
Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino| Tutti i diritti sono riservati