Sarà che ultimamente mi sento un po’ sovversiva. Sarà che a me, quell’apparenza vagamente –o anche non vagamente- trasandata, attira sempre, veder prender forma tra le passerelle delle grandi maison, una donna così punk ha catalizzato grande parte delle mie attenzioni. Tra spuntoni, borchie, vinile e tartan, sfila una donna decisa, non sempre declinata secondo il mio gusto ma sicuramente interessante. Qua e la

 

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Da Chanel la prevalenza di colori scuri per i tailleurs in tweed dalla silhouette avvitata, giacche lunghe e gonne corte tagliate ad A. E ancora nuova forma per cappotti a redingote, cuissardes a calza in nappa nera sopra il ginocchio, dettagli chain su piedi, mani e collo. Sofisticato e ricercato, punk and hard ma sempre coerente e molto contemporaneo. Ci piace si. Segue Saint Laurent che riedita i capi iconici in una chiave più rock, combinando Haute Couture e grunge: il cappotto maschile, la giacca tuxedo, il peacoat militare, il bolero-cardigan in paillettes, la biker jacket, la giacchina spencer, , lo spolverino animalier, tutto rivisto nello styling; calzamaglia e biker boots gli accessori che fanno da corredo. Molto urban tribe.

Latex la parola chiave invece per la passerella Versace. La donna che sfila è sempre sensuale e sicura, sicuramente provocatoria e audace. L’ispirazione è indubbiamente punk, tra colori che non lasciano ambiguità: le sfumature non esistono, il nero è padrone e si combina con il rosso, il giallo e il bianco, tra dettagli chain, PVC e principe di Galles.

E ancora il punk di Riccardo Tisci che veste la sua donna di felpe over e gonne a matita. Ai piedi sempre stivaletti. Gli stessi declinati anche sulla passerella di Fausto Puglisi, tra inserti in tartan, applicazioni e un’allure punk subito visibile. La stessa che da Junya Watanabe travolge ad ogni capo, senza esitazione, senza riserva. La Motorcycle Jacket sfila declinata in mille-e-uno-pensieri, tra trasformazioni un po’ visionarie e audaci intorno al concetto di patchwork. La passerella è una metamorfosi: dalla classica leather jacket all’abito di chiffon, prendono forma capi unici e irriverenti. La provocazione è lampante.

E poi la collezione di Jeremy Scott, che io ho adorato. Le ossessioni adolescenziali incontrano un carattere più maturo e danno vita ad una serie di capi in pieno stile Scott e so punk. L’energia è palpabile, la strafottenza pure.

E ancora Moschino, Jean Paul Gaultier, Diesel Black Gold – sexy e grintosa come sempre- Edun, Preen, Anthony Vaccarello, Rodarte.

Quindi, punk si o punk no?

Barbara

http://www.beafashionshark.com

 

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London Fashion Week September 2011, Somerset House, London

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Photographer Nam

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(Credits: Tumblr)

Articolo scritto e redatto da Barbara Ceriali | Tutti i diritti sono riservati