La signora Ferretti omaggia la città lagunare con una collezione di abiti leggiadri ed evocativi

Scorre fluida, pacata la donna di Alberta Ferretti per l’inverno 2017/2018. L’atmosfera che si respira è quella salmastra della laguna di Venezia, colta nei vari momenti della giornata: c’è l’euforia dell’arrivo, lo stordimento dei turisti, le gondole nere e i nocchieri con le maglie marienière, l’estasi dei monumenti, tutti racchiusi nelle cartoline che prima venivano inviate in ogni parte del mondo e che ora diventano motivo stampato su leggiadri abiti di chiffon evanescente; c’è la voglia di fuggire il brusio assordante per rifugiarsi tra campi e campielli e lasciarsi conquistare da scorci improvvisi di rara bellezza, ravvivati dall’inatteso raggio di sole che colpisce una vetrata o un mattone a vista, e quel calore è sugli abiti lunghi dipinti dei colori della terra.

Quando tutto intorno si affievolisce e il tramonto accompagna verso un momento più intimo, il colore dell’acqua diviene misticamente verde, di una tonalità opaca, densa ma pur sempre luccicante: gli abiti allora si tingono di tonalità sempre più intense e drammatiche che si infittiscono con il calar della sera allorchè nei lussuosi palazzi nascosti, maestosamente affacciati sui canali, si accendono mille e più candele che balenano e fendono la notte e dialogano misteriosamente con le stelle del cielo veneziano che profuma di storia, di Oriente, di incenso.

Splendono i long-dress in velluto che guizzano solamente nel rosso lacca perché il resto è affidato al nero, magico, liquido, opalescente, trasparente fino alla nudità, senza mai osare la volgarità, così come si suole in casa Ferretti. La cappa maestosa, di velluto, è il nuovo capospalla, corredato di cappuccio, da indossare con una maschera per nascondersi e fuggire agli occhi indiscreti che scrutano questa donna fiera, protagonista come l’oro mutuato dai decori musivi di San Marco che fa capolino su abiti ricamati di stelle bizantine o sulle sacche da marinaio, grandi e capienti sulle quali campeggia l’iconico leone della Serenissima, elemento imprescindibile per una collezione che dedica a Venezia una poesia di ricami e studi sulle proporzioni.

Le modelle sfilano su un carpet di mattoni di cotto e tra loro c’è una modella con il velo perché Alberta conosce la storia di questa città, del suo intimo sguardo ad Oriente, inteso come origine di tessuti e materiali preziosi, e soprattutto come luogo umano.

                   Articolo scritto e redatto da Ciro Sabatino| Tutti i diritti sono riservati

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